VETRINA GRADE 7

IL MEGLIO DEI RACCONTI HORROR
 
Quell'essere di Crane Street
di Giulia

Abito a Crane Street, a Londra, da tutta la mia vita, ma ancora non sono riuscita a capire alcune cose; qui la gente sembra strana, come fantasmi, nessuno sorride mai e ogni giorno sono più pallidi. Questo è cominciato quando arrivò in città un micetto bianco e spelacchiato, sembrava sempre spaventato e aveva gli occhi sbarrati ogni volta che mi vedeva. Ogni giorno quando torno a casa dal lavoro lo vedo che mi fissa con quei suoi occhi enormi dal tetto di casa mia. Ogni giorno nello stesso posto. Un giorno, tornando a casa dal lavoro vidi quella strana creatura nello stesso posto, che mi fissava, e in quel momento sentii improvvisamente freddo, poi, mi sembrò che gli occhi del felino erano diventati rosso sangue, ma quando lo guardai, capii che mi sbagliavo. Entrai in casa e mi avviai verso la cucina, all'improvviso mi sembrò di vedere quel gatto con gli occhi sbarrati, ma doveva essere la mia immaginazione. Quella notte non dormii bene, vedevo occhi rossi dappertutto e sentivo come se degli artigli mi stessero graffiando. Passarono i giorni e continuavo ad avere quell'impressione, e a vedere quella bestia bianca sul tetto, e anche in ufficio, a casa, e perfino sulla metropolitana. Cominciavo a spaventarmi. Andai perfino dallo psicologo ma stavo perfettamente bene. Una mattina uscii di casa e mi affrettai verso l'autobus, all'improcciso, lo vidi, infondo  all'autobus, il suo sguardo mi gelava il sangue. Poi, arrivata in ufficio, lo vidi ancora, dietro la finestra. Non avevo mai notato che aveva veramente gli occhi rosso sangue. Ancora confusa, tornai a casa a piedi quella sera, e stavo per svenire quando notai che dietro all'angolo, un corpicino piccolo e magrolino, con due occhi che sembravano di fuoco, mi osservavano, immobili. Presa dallo spavento, corsi più veloce che potevo a casa, e quando entrai, era buio pesto, riuscivo a vedere una sola cosa, il corridoio lungo e stretto, e in fondo, quel piccolo esserino bianco, sembrava luminoso, e i suoi occhioni di sangue non si distoglievano da me. Volevo scappare, ma quando feci la minima mossa tutte le finestre e le porte si chiusero a chiave. Quella notte, la luna non c'era, le strade erano vuote, e si sentì un urlo agghiacciante che proveniva dalla casa di Crane Street.

La storia della signorina Grindle
di Angelica
  La signorina Mary Grindle, che era una donna educata, che lavorava nella pasticceria infondo alla strada, era una persona che aveva l’abitudine di andare in chiesa ogni domenica; una cosa normalissima, che persone normalissime fanno.
  Una domenica mattina, la signorina Grindle, era in passeggio verso la chiesa, quando le sembrò di sentire dei passi dietro di lei. Mary si voltò. Ma niente. Stava proseguendo il cammino quando i passi che aveva sentito poco tempo prima si ripeterono. Mary si voltò. Ma niente. Si dirigeva verso la chiesa con il passo sempre più veloce, con la paura che qualcuno la stesse seguendo. Finalmente la chiesa era in vista e questo sollevò Mary, che accelerando il passo ogni volta che sentiva quel suono, si ritrovò a correre. Si precipitò in chiesa, scordandosi di fare il segno della croce all’entrata, una cosa che Mary non si era mai dimenticata di fare. La messa era iniziata già da tempo e Mary si sedette immediatamente e cominciò a cantare. Riusciva ancora a sentire quello stranissimo suono che la seguiva da ogni parte, e anche questo distrasse Mary, che cominciò a cantare frasi senza nessun senso.
  Dopo vari giorni di questo tormento, che la portava a strani comportamenti, Mary si decise di andare da uno psichiatra. Lo psichiatra non le poté dire molto, perché a quanto pareva sul monitor, la signorina Grindle non possedeva il cervello. Mary era fuori di se e insisteva che il monitor aveva qualcosa che non andava. Salutò lo psichiatra, che era rimasto stupefatto dal comportamento della signora e del monitor, e scappò, dirigendosi verso un vero e proprio dottore che era consigliato da tutti in tutto il mondo. Arrivata, raccontò al dottore la sua lunga storia e le cose che le accaddero di conseguenza. Il dottore rifletté per un istante, e poi decise di farle una lastra di tutto il corpo, per vedere se il problema proveniva dal cervello o da qualche altra parte del corpo. Mary si posizionò dietro lo schermo, e quando il dottore accese il monitor, Mary riusciva a vedere l’espressione che il dottore non riusciva a nascondere
“ Cosa c’è?... Che cos’ ho?... Un tumore?... Un’ emorragia?... Dottore mi rispondi!” Ma niente. Il dottore era rimasto lì, davanti allo schermo, paralizzato. Mary guardò con i suoi stessi occhi. Non c’era niente; nessun segno; nessun organo… niente…; eppure Mary era dietro al monitor.
  Un paio di giorni dopo, Mary stava cucinando, e, allo stesso tempo, ascoltava il telegiornale, come sempre. Ma qualcosa fu detta che portò Mary a smettere di cucinare e a piazzarsi davanti alla televisione. Due nomi erano stati detti; due nomi molto familiari. Dopo varie fotografie e vari discorsi, le uniche due persone che aveva visto negli ultimi giorni: lo psichiatra e il dottore, erano tutti e due morti, ma la polizia non aveva ancora capito come... non si erano drogati, ne avevano una malattia, e non erano stati strozzati, picchiati o sparati. La polizia definiva la loro morte come “una magia” o “il volere di Dio”, ma in realtà nessuno sapeva quello che li era accaduto veramente. Mary c’entrava qualcosa in questa storia e lei lo sapeva, era solo che non voleva ammetterlo.
  Due lunghi anni dopo, Mary si era dimenticata di tutto quello che era successo nel passato, a parte i passi, che non si era ancora riuscita a togliere dalla mente. Era sdraiata su letto, e pensava alla sua pasticceria che negli ultimi anni non aveva incassato molto, quando le venne la nausea. Si sedette, ma il cibo saliva e saliva, e infine vomitò. Qualcosa nel suo corpo non stava lavorando nel modo giusto. Si sdraiò, e fece due grandi respiri. Mentre pensava a quello che le era appena accaduto, le venne un flashback: la passeggiata verso la chiesa, lo sguardo del dottore, il telegiornale, e il vomito. La nausea tornò e Mary si alzò di colpo. Il cibo saliva e saliva, e infine… qualcosa, qualcosa le uscì dalla bocca. Mary corse in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, e sentiva i passi dietro di lei. Mary si voltò. Ed eccola. Ecco la causa di tutto quello che le era successo fino ad ora; la cosa che era entrata nel suo corpo e che si era impossessata di lei; la cosa che lei sognava quando era una bambina e che adesso si ricordava così chiaramente… il Fantasma.