VETRINA GRADE 7

IL MEGLIO DEI RACCONTI FANTASCIENTIFICI



Quando il Tempo si Allunga.
di Camilla

“11 Unicembre, 2786. Oggi mamma ha comprato a me e Sofie un macchinario a dir poco complesso. Ci abbiamo messo secondi, praticamente un minuto intero, per capire di cosa si trattasse ed in che modo usarlo. Inizialmente non lo volevano mettere in commercio, perché credevano potesse svelare segreti di stato, ma uno scienziato di cognome Renley ha detto che era un apparecchio senza pericoli, e ha dato l’okay alla produzione. Si chiama l’Opside, ed è in grado di vedere quello che succederà fra millisecondi, secondi, ed addirittura fra giorni, una cosa che sembra impossibile, perché il 12 Unicembre è anni buio lontano. Papà è contrario a questa innovazione, perché crede che le nostre vite non avranno più un senso, ma io credo che esageri sempre. Poi, il mio giudizio è inutile, perché userò l’Opside per avere le risposte a test, per vincere a battaglia spaziale contro mia sorella e… NO, si è fatto tardi. Ora io devo andare a scuola, torno fra due-tre minuti, e ti racconterò com’è andata.”

Martina prese le chiavi del suo dischetto, domandandosi perché la scuola dovesse iniziare quando il buio era calato e la luce era arrivata, proprio quando uno era stanco morto, e come i suoi genitori riuscissero a vivere nel 2548.


La Fantomn 
di Angelica
Dovete sapere che mio papà fa un lavoro molto interessante; ed io ne sono molto fiera. Lui lavora per la Fantomn, un’azienda che produce giocattoli per bambini.
Era già mezzanotte, ma riuscivo ancora a sentire i miei genitori che discutevano in sottofondo, e le macchine che sfrecciavano nel cielo. Era una notte come tutte le altre, solo che non riuscivo ad addormentarmi. Quella cosa che avevo visto il giorno prima in studio di papà, non ero mai riuscita a togliermela dalla mente. Mi dovete credere; io ci ho provato, ma l’immagine di quella strana cosa era sempre lì, come se non volesse essere dimenticata.
 Quel giorno, ero in giro per negozi con papà, una cosa che non succede spesso, dato che sta sempre a lavoro. Ero felice, ed eccitata, e correvo da una parte all’altra dei negozi, in cerca di una bambola che mi avrebbe potuto fare compagnia. Mentre sceglievo la mia nuova compagna di stanza, mio padre ricevette una telefonata molto importante dalla Fantomn, e prendendomi per il braccio, facendomi anche molto male, mi trascinò via dal negozio. Appena entrata in macchina mi accorsi di aver rubato la bambola: “Papà, papà, mi sono scordata di posare la bambola… l’ho rubata!”.
Ero terrorizzata. Non avevo mai fatto una cosa simile, ma si vede che a mio papà non importava più di tanto. “Oh amore mio, non ti preoccupare, non hai mica commesso un omicidio!”.
Ero rimasta stupefatta dalla risposta di mio papà. Quando ero piccola, era lui che mi insegnava a non rubare le cose da persone o da negozi, ed era sempre lui che mi diceva di essere sincera e onesta. Non riuscivo a comprendere la sua risposta, ma lasciai perdere e strinsi la bambola tra le mie braccia. Arrivati in studio, mio padre si mise subito a parlare con il suo capo, lasciandomi alla vecchia signora che lavorava all’ingresso dell’edificio. Odiavo quella signora. Ero una bambina magra e alta per la mia età, e ogni volta che mi vedeva mi ingozzava di cibo. Anche essendo molto lontana da mio papà riuscivo a malapena a sentire il discorso che faceva con il suo capo. “Carissimo mio” spiegava il capo “la sua invenzione è stata approvata ed è anche stata costruita, devo dire che sono molto fiero di lei!”. Non riuscivo a vedere l’espressione di mio papà, ma sapevo che era molto contento della notizia. “Oh signore… non può capire la felicità e l’emozione che provo ora signore. Sono davvero contento signore, grazie di tutto signore!”, mio papà era patetico in questo momento e io ne ero anche un pochino imbarazzata. Il capo fece una breve risatina e poi gli chiese se volesse vedere il suo capolavoro. “Ma certo signore, non vedo l’ora!”. Mio padre e il suo capo si diressero verso la stanza in fondo al corridoio, che io non avevo mai avuto occasione di vedere.  Entrarono tutti e due, e purtroppo si chiusero la porta alle spalle. Ma dato la vecchietta era troppo concentrata a tirare fuori i biscotti dal forno che aveva preparato apposta per me, io scappai in punta di piedi, e anch’io mi diressi verso l’ultima stanza. Chiudendo l’occhio sinistro, mi appoggiai al buco della serratura e, anche vedendo poco chiaramente, riuscii a vedere un enorme telo, che ricopriva qualcosa; qualcosa che dovevo vedere a tutti i costi.
  Questo è quello che successe il giorno scorso, allo studio di papà, e come potete immaginare, non sono riuscita a vedere cosa fosse nascosto di così importante dietro a quel telo. Mio papà ha l’abitudine di darmi un bacio prima di andare a dormire, e adesso era proprio quello che stava per fare. Sentivo i suoi passi sempre più forti e infine la porta si aprì. Chiusi gli occhi, facendo finta di dormire, ma alla fine mi addormentai per davvero.
 Quando mi svegliai, corsi in cucina, dove i miei genitori facevano colazione. Abbracciai mio padre e lo pregai di portarmi alla Fantomn, senza confessarli che il mio scopo era di scoprire cosa copriva quel grosso telo. Entrammo in macchina, e decollammo. Ero così eccitata; non vedevo l’ora di vedere cosa aveva inventato il mio bellissimo papà. Arrivati, sapevo che mio papà sarebbe dovuto andare al piano di sopra dell’edificio, e che il piano di sotto sarebbe stato tutto per me. Mi feci lasciare all’odiosa vecchietta, che appena mi vide urlò:
“Oh signore mio! Quanto sei magra, tesorino mio, cosa vorresti mangiare?”. Odiavo quando mi chiamava “tesorino”, solo mia mamma mi poteva chiamare così. Risposi: “No grazie, sono a posto così!”. La vecchietta non sembrava essere d’accordo, e rispose come se avessi detto di si. “E va bene allora! Ti preparerò una bella torta al cioccolato!”. Annuì, pur non concordando, e le dissi che sarei andata in bagno, anche se avevo l’intenzione di andare a scoprire l’oggetto che copriva quel telo. Strinsi la mia bambola che mi portai dietro,  e mi diressi verso la stanza. Aprii la porta e anche avendo paura, tolsi il telo. Rimasi delusa dal risultato. Era un enorme robot con una porticina al lato sinistro. Arrivata in cima, aprii la porta ed entrai. All’interno non c’era molto; solo numeri da 0 a 9, e un grande schermo che mi poneva una domanda: “In che secolo vorresti trovarti?”. Ero una bambina di solo 10 anni, e non sapevo cosa significasse la scritta sullo schermo, quindi cliccai i miei quattro numeri preferiti: 2011, poi spinsi “OK”. Ci fu un piccolo terremoto e poi tutto nero.
 Mi svegliai e mi ritrovai su una superficie d’asfalto con delle righe bianche al centro. Mi voltai, prima a destra e poi a sinistra. Alla mia destra c’era un qualcosa di metallo tutto rotto, e alla mia sinistra delle luci, come le luci delle macchine, venivano verso di me, ma non potevano essere macchine; le macchine volano. Mi scostai, e mi misi al lato dell’asfalto, poi quella cosa luminosa mi passò davanti. Si, era proprio una macchina, ma perché non volava? In quel momento avevo così tante domande a cui non riuscivo a dare una risposta, ma la domanda fondamentale era: Dove sono in questo momento? Mi guardai intorno e poi mi accorsi di avere la mia bambola, e solo guardandola capii. Ero bloccata nel passato… il robot si era rotto… era troppo tardi per tornare indietro.




Un Viaggio Inaspettato di Giulia
Quello che sto per raccontare è successo due anni fa, quando avevo solo 1200 anni. Sono la più giovane della mia famiglia, e nessuno vuole mai ascoltarmi. Nella mia famiglia siamo in 3600, e ci conosciamo tutti molto bene. Ognuno di noi possiede un piccolo computer che ci insegna fin da piccoli cosa fare nella vita. Ho 27 fratelli e sorelle, che mi prendono sempre in giro perchè sono la più piccola e vivace. La vita qui su Saturno è davvero noiosa, non so mai cosa fare, qui il tempo è infinito. Tutti noi siamo controllati dalla Grande Mente, decide lei il nostro destino, e se non le obbediamo, veniamo puniti severamente.
Ma due anni fa, successe qualcosa che cambiò il destino di tutta la nostra gente. Quel giorno ero particolarmente annoiata di questa vita, e nervosa di essere sottovalutata dai miei fratelli, così, furiosa come ero, decisi di chiedere consiglio alla Grande Mente. Giunta davanti alla macchina governatrice, mi inginocchiai e raccontai i miei problemi: “Grande Mente! Sono F18, sono qui per avere un tuo consiglio. Sono stufa di questa vita fatta solo di regole! Tutti mi prendono in giro perché sono diversa, e vorrei una vita libera! Non voglio più vivere qui!”
In quel momento, la Grande Mente perse il controllo. Cominciò ad emettere suoni indecifrabili, lanciò scintille, e poco prima di esplodere, una luce abbagliante avvolse tutto il pianeta. Fu l'ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi.
Mi risvegliai su una grande distesa verde, dove c'erano delle strane piante enormi sconosciute. Davanti a me c'era un cartello con scritto: “Central Park”. Non riuscivo a decifrare la scritta. E ad un tratto mi ritrovai circondata da strane creature bipedi. Mi fissavano, e parlavano una lingua sconosciuta. Improvvisamente vidi arrivare delle macchine che emettevano un suono molto acuto. Si fermarono, e scesero altri esseri con delle tute bianche. Mi afferrarono e non potei più muovere le mie 6 braccia. Mi rinchiusero in una gabbia, e mi portarono in un grande edificio. Fui trasportata in una stanza dove fui distesa e legata su un tavolo, ero circondata da quegli esseri, e ad un tratto mi addormentai.
Sono passati 2 anni da quel giorno, e sono ancora qui. Chissà dove sono i miei fratelli e le mie sorelle? Ho scoperto che queste forme di vita sono amichevoli, e mi stanno insegnando il loro modo di vivere e la loro lingua. Ancora non capisco molto di questo pianeta, ma so che si chiama “Terra”, e che ormai sarà la mia casa per sempre.